domenica 16 marzo 2008

Flexicurity........ entra nel vocabolario corrente

Qualche tempo fa avevo scritto una nota sulla "flexicurity.
Adesso registro positivamente come il termine, ma soprattutto il concetto, lo stretto legame tra "protezione e flessibilità" cominci ad essere patrimonio comune, a diventare realisticamente operativo.
Ecco una testimonianza: il "manifesto" dei candidati del Pd provenienti dal mondo del lavoro.
Riporto a seguire l'articolo che ne parla.


Da “La Repubblica”
venerdì 14/03/2008


Pd: 12 leggi per aiutare precari e famiglia

Un “manifesto” coordinato da Ichino. “Flessibililità” e protezione ai deboli

LUISA GRON

ROMA — …………………
Ieri, infatti, Walter Veltroni, ha presentato 12 disegni di legge che traducono in norme il program­ma del Pd e che, in caso di vittoria elettorale, saranno approvati nel primo Consiglio dei ministri. Ma nello stesso giorno i «candidati di punta» che provengono dal mon­do del lavoro —imprenditori, esperti, sindacalisti— hanno fir­mato anche un manifesto d'in­tenzioni sul «che fare» per rilan­ciare l'occupazione, la produtti­vità e combattere il precariato.
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Più generali, invece, le linee del manifesto «Per dare valore al la­voro» firmato dai candidati in ar­rivo da quel mondo (da Baretta che viene dallo Cisl a Nerozzi del­la Cgil, dal ministro Damiano al professor Ichino, a Treu, all'ex operaio della Thyssen Antonio Boccuzzi, agli industriali Calearo e Colonnino). Il documento, che risponde alle polemiche di chi ha fortemente criticato il mix di no­mi inseriti nelle liste, mette in chiaro che sindacato e politica devono essere autonomi, stoppa ogni possibile cinghia di trasmis­sione e punta dritto agli interessi comuni: ottenere «il miglior fun­zionamento possibile del siste­ma economico nazionale».
Come fare? Gli impegni sottoscritti sono tanti, le strade per ar­rivarci ancora in via di discussio­ne: si punta ad un aumento del­l'occupazione femminile del 10 per cento grazie a maggiori sgra­vi e servizi, alla più incisiva for­mazione e scolarizzazione.
Si mettono in primo piano la sicu­rezza sui luoghi di lavoro, l'inno­vazione e la competitività, ma si guarda soprattutto a due obietti­vi: la lotta alla precarietà e il po­tenziamento della contrattazio­ne aziendale.
Sul primo tema una cosa è chiara: il pilastro al quale guardare è la «flexicurity» di stampo europeo. Visto che solo la metà dei dipendenti è tutelata dallo Statuto dei lavoratori (9 mi­lioni e mezzo di dipendenti su 18 milioni) e visto che non s'intende ingessare oltremodo il mercato del lavoro, bisogna provvedere a tutelare le categorie più deboli con forme di assistenza, copertu­re previdenziali, sgravi fiscali e maggiore formazione. Poi sul co­me realizzare tutto ciò il dibattito e aperto: si discuterà sulle varie possibilità di arrivare ad contrat­to unico che precede l'assunzio­ne definitiva e sulle proposte di Amato e Treu.
Per quanto riguar­da la contrattazione — tema sul quale si è appena spaccato il ta­volo fra Confindustria e sindaca­ti— la linea guida è quella di pun­tare ad un maggiore contratta­zione aziendale per premiare produttività e innovazione.
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