domenica 22 maggio 2011

la terra e i suoi ....possessori



Valle dello Jato

Spesso mi è capitato (e a chi non è capitato) di sentir discutere o discutere in “piazza” (la famosa agorà dei greci) dei contributi in agricoltura.
Una impressione ho sempre avuto: che i nostri agricoltori utilizzassero spesso i contributi non a fini produttivi e/o di sviluppo (investimento per l’azienda, produzione se non la commercializzazione di prodotti di qualità), quanto piuttosto a fini, diciamo cosi, “parassitari” (percepire i contributi al di là del prodotto o di fini aziendali, ma solo per incassare provvidenze fino alle prossime provvidenze).
Questo da un lato.
Dall’altro lato che i piccoli proprietari avessero difficoltà ad ottenere i finanziamenti perché la resa dell’investimento fosse scarsa quindi economicamente non vantaggioso il finaziare e, pertanto, non veniva favorito.
Bene! Questo fino all’altro ieri!
La lettura dell’articolo (su “il Venerdì” di La Repubblica del 08/04/2011) che riporto sotto mi ha lasciato intravedere ben altre motivazioni sulla distribuzione dei contributi in agricoltura.
ALMA

<COM’E’ DIVISA LA PROPRIETA’ DEL PIANETA
………omissis….
E IN ITALIA COME VA?
IL 5 PER CENTO CONTROLLA METÀ PAESE
un campo di cavoli in California


LA FOLLIA DEI CONTRIBUTI EUROPEI CHE, AL CONTRARIO DI ROBIN HOOD, PRENDONO Al POVERI PER DARE Al RICCHI. PARLA L'UOMO CHE COMBATTE PER CAMBIARE LE COSE

Se si parla di sussidi agricoli l’Europa ripropone in versione riveduta e corretta la leggenda di Robin Hood (personaggio peraltro in decadenza, visto che il governo britannico vuol mettere in vendita Shenwood, la sua foresta).
Se lui rubava ai ricchi per dare ai poveri, I'Ue fa il contrario: prende i soldi dei poveri contribuenti e li distribuisce ai milionari.
Lo rivela farmsubsidy.org, un network di giornalisti e ricercatori con sede a Londra fondato proprio con l'obiettivo di controllare in quali tasche finiscano i 55 miliardi l'anno che Bruxelles destina agli agricoltori: il 40 per cento del suo budget, «Quando abbiamo iniziato non c'era trasparenza. E solo dal 2009 che, grazie a una legge europea per la quale ci siamo battuti per anni, sono stati resi pubblici i beneficiari dei sussidi agricoli europei» racconta Jack Thurston, che è il cofondatore del network, collabora con Guardian e Bbc e si batte dal 2002 per la trasparenza nei fondi della Pac, la politica agricola comune.
Ma cosa c’è da nascondere? Perché tanta segretezza intorno ai famosi «soldi dei contribuenti», ovvero quei cento euro l'anno che ogni cittadino europeo paga per la Pac? «Forse è fastidioso dovere ammettere che il 18 per cento più ricco dei beneficiari riceve I'84 per cento dei sussidi. La filosofia è che più abbiente sei, più fondi ottieni. È una politica che accentua le disuguaglianze, anche perché abbiamo le prove che con quei soldi i contadini più ricchi comprano le terre di quelli più poveri».

E chi sono i primi beneficiari?
«Sono gli individui e le aziende che posseggono le maggiori quantità di terre, poi le grandi aziende dell'alimentare e quelle dello zucchero. In cima alla nostra classifica degli ultimi anni ci sono l'olandese Camping e la danese Aria Foods Amba – colossi dei caseario che hanno ricevuto rispettivamente 1,6 miliardi dal 1997 e quasi un miliardo di euro dal 2000 - e poi la produttrice britannica di zucchero Tate & Lyle Europea 827 milioni di euro dal 1999 Ma gli euro se li prendono anche Nestlé la regina Elisabetta, il principe Hans Adam II del Liechtenstein, Alberto di Monaco e la Duchessa de Alba, spagnola».

Anche in Italia funziona così?
«Da voi, nel 2008, il 5 per cento più ricco si è portato a casa il 58 per cento dei sussidi. Nel dettaglio, il 2 per cento si è aggiudicato il 43 per cento della torta. Il vostro Paese è il secondo d'Europa a premiare i milionari».

II primo chi è?
«La Francia, Nel 2009, ha distribuito un miliardo a 174 super-ricchi. L'Italia, invece, si è limitata a 700 milioni messi nelle tasche di 179 latifondisti e grandi aziende».

E chi sono i milionari italiani vincenti e piazzati nella classifica dei contributi?
«Prima di tutto i padroni dello zucchero. Analizzando i contributi dal 2002, Eridania Sadam spa -225.357.110 euro - è al 140 posto Continentale. Italia Zuccheri spa -209.632.078 euro- è al 150. S.f.i.r. spa - società fondiaria industriale romagnola -194.953.278 euro- è al 19°. Il quarto beneficiario italiano è invece l'Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane -180.512.528 euro -, al 20° posto nella classifica continentale».

Proprio in questi mesi le istituzioni europee stanno cercando di riformare la Pac. Ne uscirà qualcosa di buono?
«Ci sono aspetti incoraggianti nel green paper della Commissione, la sua proposta di riforma che intende trattare finalmente allo stesso modo nuovi e vecchi membri: oggi un contadino greco prende in media 560 euro a ettaro, mentre uno lettone ne prende meno di 90. Ma una cosa che sembra non cambiare è la scarsa disponibilità dei singoli Paesi a cooperare per rendere pubblici i beneficiari dei sussidi. Anche in questo l'Italia dà il cattivo esempio: il nostro indice di trasparenza è solo al 230 posto con un 35 per cento di trasparenza, mentre la Svezia, prima, è al 92 per cento, La Grecia, ventisettesima e in fondo alla lista, deve contentarsi di uno scarso 25 per cento.
Eppure la trasparenza aiuta: in Bulgaria, il lavoro dei nostro network ha portato all'incriminazione di un ex viceministro dell'Agricoltura. La sua famiglia figurava tra i principali beneficiari dei fondi. (d.c.p.)






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