martedì 9 ottobre 2007

CONFINDUSTRIA SFIDA LA MAFIA

CONFINDUSTRIA SFIDA LA MAFIA NEL CAMPO DEL PIZZO.
SARA’ “ADDIO PIZZO”?

Confindustria sfida la mafia: “cacceremo dalle nostre liste gli imprenditori che pagano il pizzo”. Non sarà una svolta decisiva nella lotta alla mafia, alla mafia del racket. E’ però un segnale di quelli forti, fortissimi, inatteso, e forse insperato. Ed è una scelta concreta, se attuata davvero, verso uno sforzo comune. Tutti o quasi tutti (i mafiosi no!), dicono che per sconfiggere il male radicato, principalmente, nella nostra terra di Sicilia, tutti dobbiamo combattere, ognuno con le proprie armi. Tutti, si dice. La società civile, la politica, le forze dell’ordine ovvio, la magistratura. Si dice, le associazioni. Ma quali associazioni? Sarebbe spontaneo rispondere le associazioni nate per volontà di cittadini impegnati, di volontariato, quelle antimafia nate per iniziativa di parenti e amici delle vittime della mafia, altre ancora forse. Ma chi avrebbe pensato, dati gli interessi economici in gioco, alle associazioni di categoria, che imprenditori e imprenditori-industriali racchiude e rappresenta, tutela? Brava confindustria!.
O collusi (scusate ma è pagando il pizzo che si finanzia il male!) con la mafia, e assoggettati. Oppure cittadini-imprenditori-commercianti-lavoratori che portano i soldi guadagnati alle proprie case (per far studiare i propri figli!). E liberi. Imprenditori liberi. Commercianti liberi. Cittadini, quello che più conta, “Liberi”. Servirà “la bomba” di confindustria?! Voi che dite?! Io dico una cosa: subito i tempi e le modalità per una rapida e concreta attuazione dell’iniziativa. Senza dolcificanti, soprattutto senza perdersi nei soliti dibattiti “prendi tempo” sul come agire.
Tra le reazioni politiche all’iniziativa alcune cose, altresì, giuste sono state dette. Di Pietro: “confindustria cacci prima gli imprenditori che pagano le tangenti. Chi paga il pizzo lo fa perché costretto, cosi facendo togliamo lavoro”. A Di Pietro direi: no, fuori tutti e due! E lo Stato faccia in modo che gli imprenditori non paghino più il pizzo e li protegga. Li protegga con tutte le forze.
Altri segnali d’orgoglio di questi giorni: a Gela due imprenditori taglieggiati si costituiscono parte civile nel processo penale contro i loro “sanguisughe” (“gli” chiedevano diciottomila euro al mese). La prima volta in Italia. E la prima volta è in Sicilia. Lo Stato li protegga!
In tema di riscatto io guardo incredulo (che forza!) e con speranza, a quella che considero la più bella espressione della società civile di Palermo: l’associazione Addio Pizzo. Sono i giovani che hanno deciso di non assistere impassibili alle ingiustizie della mafia. Sono tra quelli che si ribellano con la forza dei piccoli gesti. Ma coraggiosi e per questo grandissimi. Le loro iniziative intendono scuotere (si dice così) le coscienze intorpidite di chi si è arreso da tempo. Di chi li ha ormai assuefatte e schiave. L’impressione che ho, è che le loro iniziative, i loro volantini che ci invitano ad atti di coraggio, appiccicati sui muri di Palermo, filtrino nelle nostre teste più di tante altre parole e rappresentano una novità vera, una speranza di libertà. Credete?


Davide Licari.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Penso che per i nostri imprenditori sia indispensabile l'appoggio dei nostri politici locali.Senza di quello associazioni come addio pizzo, da sole, potranno fare ben poco.

D.L. ha detto...

Ciao Alessio,
condivido la tua riflessione ma è appunto quello il problema, se sino ad oggi i politici locali non hanno prodotto leggi e provvedimenti concreti in favore dei "tar-tassati" imprenditori cosa facciamo? Io penso sia una novità nella nostra difficile realtà ed una speranza, che ci sia qualcuno che si spenda senza interesse alcuno, se non quello di difendere la dignità di noi siciliani, affinchè le cose cambino.
Ti rigngrazio per il tempo dedicato alla lettura del blog.
Ciao.
Davide L.