martedì 16 agosto 2011

ELEZIONI 2012

LA POLITICA, LA PARTECIPAZIONE, I PROGRAMMI

In questi giorni si parla tanto dei Comuni, dell’amministrazione di essi, di come queste cose confligeranno, di come e se la crisi finirà.
Questo è, diciamo così, il livello alto delle discussioni politiche che si intrecciano nelle contrade vallejatine.
Poi scopri che c’è un altro livello (delle discussioni “politiche”).
Ma è come se fosse un altro pianeta!
Si nota, allora, l’esistenza di tanti gruppi. Quasi non te lo aspettavi!
In questo livello senti parlare di alleanze di personaggi e/o persone.
Di persone che si mettono assieme, si possono mettere assieme senza etichetta di partito per conquistare il Comune (ma senza specificare per fare cosa).
Come se ognuno di loro non avesse riferimenti politico-partitici e non fosse legato ad un disegno strategico-tattico nell’ambito di un più vasto territorio!
Non senti, invece, parlare di ipotesi di sviluppo; di un piano-progetto per la mobilità; di un piano per l’utilizzo efficace e soprattutto produttivo di un apparato burocratico enorme; di raccolta differenziata dei rifiuti.
L’evidenziare questa mancanza di progettualità essenziale ottiene risposte a dir poco disarmanti:
. è prematuro;
.è una cosa, il programma, che si può fare rapidamente (una volta fatti gli “incastri”);
. ma ormai il sindaco non ha alcun potere.
Tutto questo mi lascia perplesso.
E se invece si iniziasse proprio dalle cose da fare, da un progetto?
Se invece si riuscisse ad organizzare dei seminari in cui i “comunicatori” fossero ad esempio dei professionisti, dei giovani che o per motivo di lavoro o di studio (tesi di laurea, ricerche) hanno conoscenze specifiche dello stato e dei problemi del territorio ?
Non sarebbe questa un’occasione, oltre che di confronto, di spazio di coinvolgimento, quindi di esperienza e quindi di pratica politica?
Forse ricreare uno spazio simile (era una delle funzioni delle sezioni di partito) rivitalizzerebbe la partecipazione politica, diminuirebbe l’autoreferenzialità di chi viene eletto ed abituerebbe l’amministratore a rendere conto della propria attività pubblica.

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