domenica 27 dicembre 2009

ASSOCIAZIONE IRIS
Per la salute e la lotta alle neoplasie
Via Roma, 38
90048 San Giuseppe Jato
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Diverse volte ho preso la penna per scrivere.
Un paio di volte non sono andato oltre la prima parola, un paio di volte dopo la prima riga ho appallottolato il foglio.
Ho letto il libro di Melania Rizzoli “Perché proprio a me?” alla ricerca di aiuto. Ma non risolveva la mia difficoltà.
Certo è difficile dire qualcosa, ancora di più fare un commento.
Resta lo smarrimento, il senso dell’assoluta inadeguatezza, il senso dell’impotenza di fronte alla sofferenza di una ragazza, Loredana, che affronta una malattia tumorale.
Mi rimaneva e mi rimane solo ammirazione.
Ammirazione per Loredana che ha trovato la forza di razionalizzare il dramma, che trova sostegno nelle piccole cose della vita o nel grande valore della famiglia.
Mi rimaneva e mi rimane la rabbia non tanto per il male, quanto per questa società siciliana.
Rabbia verso una politica che nella sanità non pone al centro l’uomo, il cittadino, ma il business, le baronie, le clientele se non di peggio; che non sa creare, se non in casi rari, efficienza e disponibilità verso il malato.
Ecco quello che ha scritto Loredana.
Alberto Magro

Linfoma: il male del momento!
Quando si parla di tumori si pensa subito ad un qualcosa che nasce e si sviluppa dentro di noi, che ci fa star male e ci procura dolori dilanianti….ed invece non è così, soprattutto nella fase iniziale, dove si fa strada dentro il nostro corpo in modo subdolo e silente, come un parassita che si nutre di noi stessi per poi prenderne il pieno possesso.
A 28 anni mi sono trovata a scontrarmi con questa realtà, dove niente può essere trascurato o dato per scontato, dove si parla non di certezze ma di statistiche, dove la guarigione è un premio che ti guadagni solo se arrivi al traguardo che nessuno riesce a stabilire a priori, dove la salita è ripida e non si vede la vetta….ma si sente solamente la fatica.
Ti ritrovi a combattere la malattia, ma la cosa più brutta è che lotti contro gli effetti della terapia, che ti debilita, ti affatica, ti fa perdere la percezione del tuo corpo, del gusto, ti sfianca di fronte ai piccoli gesti quotidiani che prima facevi senza pensarci….ti ritrovi tuo mal grado a dover accettare che per un periodo la tua vita è cambiata e di conseguenza ad ammettere a te stessa, che non sei quella di una volta.
Nella mia storia si possono rispecchiare molte altre persone, tutte vittime delle scarse strutture sanitarie, dei servizi inesistenti, dei locali fatiscenti, dell’incompetenza dei medici, o meglio, della loro negligenza nei confronti dei doveri verso il lavoro ed i pazienti, i quali vengono trattati senza rispetto, con superficialità, come se fossero numeri e non persone che stanno male ed hanno paura di quello che sta succedendo.
Non si rendono conto che quel sì o no può cambiare la vita stravolgendola del tutto, dove una svista può aggravare una malattia,dove un errore può uccidere una persona, o peggio… una mamma, una figlia.
Come può un medico sottovalutare le richieste d’aiuto di una persona?
Come può ignorare i sintomi e pensare allo stress e prescrivere dei tranquillanti?
Purtroppo, per me, la camomilla non è riuscita a curare un tumore!
Ed eccomi qui sul primo volo per Milano, per cercare di capire cosa mi sta soffocando, uccidendo.
Immediatamente mi rendo conto dell’ efficienza e dell’organizzazione dell’ospedale, della disponibilità e della professionalità dell’equipe; nessuno gira per i corridoi o ha voglia del caffè come pretesto per fare una pausa.
Sembrano tante formichine laboriose di fronte ad un carnaio di gente che chiede assistenza ed il loro obiettivo è di cercare di sistemare tutti.
Qui, tutti i pazienti sono importanti, a nessuno viene negato il soccorso, l’aiuto, le cure, il sorriso, non fai parte della massa, anzi vieni chiamato per nome.
Il destino mi ha portata qui, dove è avvenuta la svolta della mia vita, dove ho cambiato pagina ed ora è iniziato il momento di lottare, di guardare avanti.
Ho sempre amato la vita, ma ora ancora di più!
Al mio risveglio ringrazio Dio perché mi concede un altro giorno da vivere, del quale assaporo ogni singolo momento; Gli chiedo di sostenermi durante la giornata e di alleggerirmi le sofferenze.
Questa esperienza mi ha insegnato a non andare di fretta, ma a soffermarmi per gustare tutto quello che mi circonda; infatti, per il momento, ho deciso di non lavorare per avere più tempo da dedicare alla mia famiglia, che è stata sempre al mio fianco sostenendomi in quest’avventura.
La mia speranza è di svegliarmi un giorno e credere che questo periodo sia stato un sogno.

Loredana

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